Capitolo 1
Tutto il necessario per pescare
La pesca a carpfishing prevede l’utilizzo di particolari attrezzature, le quali permetteranno al carpista di catturare grossi esemplari in tutta sicurezza per il pesce ed un certo comfort al pescatore.
Oltre alle canne da pesca, il filo e l’amo, questo tipo di pesca prevede l’utilizzo di una tenda, una branda degli avvisatori acustici e visivi, ma vediamo bene il tutto assieme…
Cosa serve per pescare?
Canne da pesca:
Come prima cosa il pescatore dovrà munirsi di apposite canne da pesca; infatti, una normale canna non sarà sufficiente, è necessario utilizzare canne di libraggio superiore con azione parabolica in modo tale da permettere al carpista di lanciare pesi che superano i 200g a distanze che possono partire da 5m a 100m. Inoltre, utilizzando una canna apposita si riuscirà a mantenere un contatto più diretto con il pesce e gestire al meglio il combattimento anche nel momento in cui la carpa deciderà di girarsi e tirare con tutte le sue forze sfruttando ogni chilo del suo peso.
Mulinello:
Il mulinello svolge un ruolo chiave nell’azione di pesca e soprattutto durante il combattimento.
Nel corso delle vostre sessioni vi capiterà spesso di dover calare/lanciare le vostre esce a distanze notevoli per poter trovare lo spot che più vi sembrerà adatto. Disporre di centinaia di metri di filo sarà quindi l’unica soluzione, la maggior parte dei mulinelli da carpfishing, pertanto, è dotata di bobine con capienze notevoli (fino a 600m di filo) assicurandoti così di poter pescare molto distante dalla tua posizione e disporre comunque di sufficiente filo per il combattimento.
Questi mulinelli sono inoltre muniti di “frizioni rapide” cosicché nel momento della ferrata il pescatore possa rapidamente chiudere la frizione (bloccando così la fuoriuscita di filo) ed entrare in contatto con il pesce. In alcuni modelli potrete trovare la tecnologia del “bait runner” la quale svolgerà la stessa funzione della frizione nel momento della partenza e vi permetterà di bloccare il filo con un semplice giro di manovella.
Durante tutto il combattimento dovrete poi costantemente regolare l’azione della vostra frizione per garantire una certa sicurezza al pesce permettendogli di effettuare delle ripartenze senza trascinarvi in acqua, rompere la lenza o semplicemente subire troppa forza contrastante che rovinerebbe la bocca del pesce (prestate molta attenzione a questo “tips” quando come lenza utilizzerete il trecciato poiché privo di elasticità).
Lenza:
I monofili ed i trecciati sono le due grandi famiglie di lenze utilizzate per questa pesca. In base alle necessità che avrete deciderete quindi di utilizzare uno piuttosto che l’altro.
Nel caso in cui vi trovaste a pescare a pochi metri dalla riva tenderete ad usare un monofilo in nylon, il quale vi permetterà di forzare il pesce da riva senza necessitare magari di un gommone/barca poiché caratterizzato da una buona elasticità che vi permetterà di ammortizzare le forze dirette sulla bocca della carpa.
Qualora necessitaste di pescare a grandi distanze o semplicemente in posti dove le alghe e/o le ninfee potrebbero rappresentare un ostacolo tenderete ad utilizzare i trecciati, i quali vi permetteranno di tagliare il fusto della ninfea piuttosto che l’alga in cui il pesce tenderà a ripararsi. Il trecciati presentano però due svantaggi, in primis, come sopra citato, risulta esser privo di elasticità e quindi le forze dirette sul pesce aumenteranno notevolmente, sarà quindi fondamentale prestare attenzione a questo nel momento in cui il pesce deciderà di darvi filo da torcere e voi sarete costretti a mantenere una certa tensione in canna per evitare di perderlo. I trecciati poi se sottoposti ad abrasioni, come quelle del fondale, ad esempio, sono molto più delicati e quindi la probabilità di tagliare la vostra lenza aumenterà. Per far fronte a questo problema consiglio l’utilizzo di 15m di “snag leader” posti tra il filo madre (in questo caso il trecciato) ed il leadcore, così da evitare che sia proprio il trecciato a sottoporsi alle forze abrasive.
A tal proposito vi voglio raccontare un aneddoto:
Era una normale sessione di pesca nel mese di settembre, Andrea ed io ormai quasi certi di tornar a casa con un cappotto alle spalle (vista la scarsa attività del pesce) osservavamo il lago in cerca di qualche segno d’attività delle maestose carpe che regnano sui fondali. Il sole scaldava come non mai, i riflessi dell’acqua ci abbagliavano e l’ingente quantità di imbarcazioni e bagnanti disturbavano i nostri spot, quando ad un tratto la centralina dei delkim di Andrea inizia ad esplodere, la scimmietta alzata, il filo scorreva lungo gli anelli della canna e la frizione risuonava come una chitarra in un concerto rock.
Andrea si precipita sulle canne per ferrare mentre io con uno dei miei balzi felini (che nel 99% delle volte finisce con una caduta) salgo sulla barca. Partiamo, ci dirigiamo verso il centro del lago là dove gli ostacoli, quali alberi caduti e grossi massi, sono molto meno frequenti. Inizia il combattimento, Andrea si gira subito verso di me con sguardo quasi spaventato, punta la canna sul bacino e con le ginocchia si ancora alla prua, con due mani cerca di tenere la canna per evitare di farsela scappare e perderla nei fondali del lago, la barca inizia a muoversi trascinata dal pasce. Andrea ed io colti dall’emozione iniziamo ad incitarci l’uno con l’altro cercando di immaginare le dimensioni di un pesce che mai potrebbe far tutto ciò, invito i bagnanti e le imbarcazioni ad allontanarsi per permetterci di combattere contro questo mostro, in breve tempo tutte le persone attorno a noi si fermano per guardare quello che stava succedendo. La forza di questo pesce era strepitosa, la barca veniva trascinata per metri e metri in tutte le direzioni, Andrea lamentava una certa fatica, la canna piegava fin ad arrivare a pelo dell’acqua, ogni volta che veniva recuperato un metro di file il pesce ne prendeva due, non sembrava voler arrendersi, ma nemmeno noi.
Presi dal panico, dall’emozione e dall’euforia eravamo concentrati solamente su quel momento e sicuramente mai ci saremo aspettati quello che sarebbe successo… il pesce si trovava sotto di noi, troppo in profondità per riuscire a vederlo, tento inutilmente di spostare la barca per riuscire a posizionarci in una soluzione più favorevole quando ad un tratto il pesce decide di sprigionare tutta la sua forza dirigendosi verso il fondo del lago ad una velocità impressionate, come fosse un’aquila in picchiata, cercando di dosare la giusta quantità di forza e di frizione Andrea, allo stesso tempo cerca di non farsi trascinare in acqua, il combattimento prosegue per qualche altro minuto quando poi la tensione finisce, il filo improvvisamente diventa molle, nessun peso sembra esser rimasto attaccato, recuperato tutto il filo ci accorgiamo che una volta raggiunto il fondale probabilmente un sasso o chissà cosa aveva tagliato il trecciato.
Un’avventura finita male, con una sconfitta per noi ma allo stesso tempo una grande lezione.
Leadcore e piombo:
Il leadcore è un trecciato con al suo interno un’anima di piombo o un rivestimento in tungsteno, ha una lunghezza variabile dai 50 cm fino al metro ed è posto tra lo snag leader ed il terminale. La sua funzione è quella di garantire un adeguato adagiamento del tratto finale del nostro filo sul fondale, assicurando così una corretta mimetizzazione del terminale ed un proficuo funzionamento dello stesso. In fondo al leadcore è posta una clip nella quale verrà agganciato il piombo ed il terminale.
Personalmente tendo ad utilizzare leadcore con clip per il piombo a perdere in modo tale da permettere al piombo di sganciarsi nel momento in cui il pesce inizi a tirare cosicché non sentendo il peso che lo trascina verso il basso il pesce tenderà ad alzarsi dal fondale evitando quindi che vada ad impigliarsi in qualche ostacolo. In caso contrario il pesce potrebbe incastrarsi in rami o quant’altro, nel momento in cui la nostra lenza dovesse rompersi disponendo di una clip con piombo a perdere il pesce riuscirà a slamarsi e quindi salvarsi, in caso in cui il piombo rimanesse attaccato il pesce farebbe molta più fatica a rimuovere l’amo dalla bocca a causa del peso contrastante e aumenterebbero così le probabilità di morte dell’esemplare.
La scelta dell’utilizzo della grammatura del nostro piombo dipende dalla distanza in cui caleremo l’esca, dalla presenza di correnti (in caso pescassimo in fiume) e dalla conformità del fondale. Tenderemo quindi ad utilizzare un piombo più pesante nel caso in cui pescassimo a grandi distanze o in presenza di forti correnti, utilizzeremo un piombo dalla forma più piatta se ci trovassimo a pescare su uno scalino o su di un fondale molle. Molto utile e funzionale è la tecnica del sasso come piombo, essa prevede di utilizzare un sasso agganciato al leadcore mediante un elastico, ogni volta che il pesce abboccherà il sasso si sgancerà e l’impatto ambientale sarebbe pari a zero. Questa tecnica però può essere utilizzata solamente se si effettua una calata dalla barca.
Terminale ed amo:
Il contatto più diretto con il pesce lo avremo attraverso il nostro terminale, l’utilizzo del materiale, della dimensione dell’amo e della lunghezza del terminale è quindi di particolare rilevanza.
Esistono molteplici tipologie di terminali e tecniche di costruzione (che vedrete trattate in un dedicato articolo).
Anche in questo caso la scelta del terminale varia in base alle caratteristiche del fondale e all’esca che siamo intenzionati ad utilizzare, potremmo infatti presentare al pesce un’esca adagiata al fondo piuttosto che leggermente rialzata. Anche la scelta dell’amo è strettamente collegata al tipo di esca utilizzata ed al movimento che il termina dovrà compiere nella sua rotazione nel momento in cui la carpa “sputerà” l’esca.
Rodpod, segnalatori acustici e visivi:
Il rodpod è la struttura che sosterrà le nostre canne durante tutta la nostra sessione, sottoposto ad acqua ed intemperie sarà uno dei vostri più fedeli amici. Esistono diverte tipologie differenziate tra loro principalmente per la struttura, in numero di gambe ed i gradi di inclinazione, disporre di un buon rodpod è sicuramente utile e rassicurante ma non di vitale importanza, la funzione svolta è sempre la stessa ma magari con capacità differenti.
Il segnalatore acustico è invece quello strumento che ci permette di accorgerci quando qualcosa sta tirando la nostra lenza, emettendo un forte suono ed una luce ci sveglierà durante la notte e ci indicherà quale delle nostre canne è in quel momento in partenza.
Il segnalatore visivo, conosciuto anche come “scimmietta” è un peso che viene attaccato alla lenza che precede il segnalatore acustico ed è quello che mantiene la tensione nel filo permettendo così al segnalatore acustico si suonare con ogni movimento anche in caso di calata (ossia l’avvicinamento del pesce allamato verso la nostra direzione).
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